“Nessuno può farti sentire infelice se tu non glielo consenti”
— T. Roosevelt
Il tema di oggi è la felicità. Ultimamente la sua presenza nella mia vita è momento di mia grande riflessione che mi spinge a notare come ci voglia molto poco per trasformare questo sentimento nel suo opposto. E come la felicità nella gente abbia un carattere quasi esistenziale: si vive meglio se si appare felici, almeno quanto gli altri.
La felicità dovrebbe essere un obiettivo da raggiungere, non una qualità da mostrare agli altri. Si è felici per se stessi, non che si deve apparire felici agli occhi degli altri. Invece l’infelicità viene vista come sfiga, e la felicità come condizione minima per essere fighi.
“Se vuoi una vita felice, devi dedicarla a un obiettivo,
non a delle persone o a delle cose.”
— Einstein
La felicità è una cosa importante, che si manifesta diversamente per ogni individuo, e a parlare di felicità sono principalmente le ragazze. Gli uomini associano la felicità al sesso, spesso, e danno meno importanza ai momenti di infelicità. E’ solo la donna a dover dimostrare che non è sfigata, che è appagata dalla propria vita, che ha tutto quello che vuole.
“Una donna sarà felice quando sarà invidiata da molte altre donne.”
— Oscar Wilde
Ma questo perchè? Semplice, perchè essere felici è principalmente un segno di successo, dell’avere provato, prima di tutto a se stessi, di avere ottenuto quello che si cercava, sia questo un fidanzato (uno a caso o uno specifico), amicizie, successo, o qualsiasi altra cosa.
“Si è felici soltanto quando i piaceri e le passioni sono soddisfatti”
— Châtelet
Il problema è che la felicità è un obiettivo abbastanza difficile da raggiungere. Soprattutto se si considera che la stima del prossimo sia fonte di successo, ma questa stima non si manifesta perchè in realtà siamo poco considerati dal prossimo, che invece magari si interessa ad altre persone più forti, mature e interessanti, e ci considera solo per interessi materiali.
Ci sono modi pratici per ottenere la felicità.
“Se vuoi essere felice per un giorno dai una festa;
per due settimane, fai un viaggio;
per un anno, fai un giardino;
per la vita, trova uno scopo degno.”
— Frank Tibolt
”Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri”
— Robert Baden-Powell
Solo che se la felicità la perdiamo perchè sbagliamo a rapportarci con gli altri, e quini con la felicità stessa, e questa è importante per mantenerci alti nella scala sociale (e riteniamo questa scala determinante per la nostra vita), allora è evidente che la felicità altrui ci fa invidia e ci fa rabbia…
“Per ogni minuto di rabbia perdete 60 secondi di felicità”
— Ralph Walda Emerson
Ma l’esperienza più banale, più infantile a cui ho assistito è quella di cercare di nascondere la propria infelicità in una maschera di felicità falsa, arrogante, inutile, meschina, ipocrita, di fare credere di avere una vita piena di avventure, di impegni, di momenti felici per sperare di ottenere l’invidia altrui, quando magari gli altri invece se ne fregano di te.
E quel “no, sono impegnato” detto quando sai che invece non hai nulla da fare, quel “è un periodo stupendo” di chi invece si sente terribilmente triste, quel “eh, sapessi” di chi vuole cercare di tenere nascosto qualcosa, quando invece non c’è nulla…
“– E’ difficile acchiappare un gatto nero in una stanza buia soprattutto quando non c’è”
— Proverbio Cinese
Ma il mondo, si sa, è bello perchè è vario.
Stay tuned!
2 responses to “Le Bonheur”
E alla TUA felicità ci hai mai pensato? Perchè parli sempre degli altri e MAI di te stesso?
Perche’ io capisco la mia felicita’, cosi’ come la mia infelicita’. E la manifesto apertamente. Mentre e’ notevolmente piu’ sofisticato interpretare quella altrui, perche’ a volte e’ coperta da un velo di ipocrisia, invidia, rancore… Inoltre la mia felicita’ la godo, e non c’e’ molto da dirne, ne’ da analizzare. Per me e’ uno status emotivo, mentre i comportamenti altrui a volte rasentano la barzelletta.
E devi essere una lettrice recente, Ciccia, per non sapere che non mi risparmio dal parlare approfonditamente di me, a scuoiarmi e a spremermi, se ho qualcosa su cui soffermarmi a riflettere.
Rimane che non firmarsi e venire su un blog a commentare con quel tono ti ha fatto vincere il mio classico commento: se non hai voglia di leggere chiudi la pagina!