Ieri sera sono andato a vedere Django Unchained, il nuovissimo spaghetti western di Quentin Tarantino. Per liquidare la recensione in due parole, è magnifico ma vi spiegherò i dettagli, ovviamente. Intanto c’è da dire che l’ho visto in Italiano, un film come questo deve essere compreso al 100%, e suppongo che in inglese (e peggio che peggio in francese) avrei perso molte delle sfumature del film, che vale la pena comprare in dvd/blu ray.
Come sempre partiamo dal trailer.
Trama spoilerosa: 1830 c.a., Django è stato appena venduto per pochi soldi dal suo precedente padrone che “non se ne faceva un cazzo di un negro con delle ambizioni” tra i suoi servi, e stessa sorte ha subito sua moglie. Mentre si trova in cammino con altri negri scortati dai due nuovi padroni, il gruppo incontra uno strano dentista che cerca proprio Django in quanto aveva lavorato in una specifica piantaggione assieme a 3 tizi. Il dentista, che attualmente si occupa di ricercare malviventi per le taglie, è proprio sulle tracce dei tre tizi ma gli serve qualcuno che possa riconoscerli, così compra Django.
Dopo questo primo lavoro il dentista fa una proposta al negro (uso questo termine non per razzismo, ma perchè nè è impregnato tutto il film): se Django lavora con lui tutto l’inverno lui gli darà un terzo delle taglie e lo aiuterà a ritrovare la moglie. I due si accordano e alla fine dell’inverno partono a caccia della donna e scoprono che viene tenuta in una piantaggione nota perchè i negri che ci capitano diciamo che non hanno vita facile.
Il proprietario della piantaggione è il ricco Di Caprio. Siccome difficilmente si sarebbe scomodato per vendere una schiava, i due mettono su tutta una recita: andare lì per comprare un “mandingo da combattimento” (nella tenuta si facevano combattimenti all’ultimo sangue tra negri) promettendo una cifra enorme, ma poi comprare solo la servetta come rimpiazzo.
Tutto sembra andare alla grande: il dentista promette 12.000 dollari a Di Caprio per il mandingo e una manciata di dollari per la serva, dicendo che il mandingo lo sarebbe venuto a ritirare in 5 giorni. Ma Samuel Jackson, un negro servo di Di Caprio da tutta una vita, si rende conto che tra la schiava e Django c’è qualcosa, e svela l’arcano al padrone che, minacciando di morte la ragazza davanti ai due, riesce a vendere solo lei per i 12.000 euro pattuiti.
Il film poteva finire così: la storia si chiude con la vendita, bel film, tutti a casa, ma non sarebbe stato un film di Tarantino. A documenti fatti Di Caprio, da vincitore, chiede di suggelare la vendita con una stretta di mano, ma il dentista non ci sta, fino a che ancora non viene messa in discussione l’incolumità della ragazza. A quel punto il delirio stile Rodriguez in “Dal tramonto all’alba“: il dentista ammazza a tradimento Di Caprio ed esplode una sparatoria con decine di morti, tra cui il dentista stesso.
Alla fine Django viene imprigionato e venduto al proprietario di una miniera (dove sarebbe morto rompendosi la schiena a spaccare sassi), ma nel tragitto per raggiungerla riesce a riacquistare la libertà, torna alla piantaggione, ammazza tutti, fa saltare la villa e libera sua moglie.
Fine trama spoilerosa.
Dunque, è un film di Tarantino, quindi sangue da tutte le parti, dialoghi da impararsi a memoria, scene epiche. Tra le scene epiche ne ricordo tre: la prima è finito il primo lavoro, quando Django ha ucciso i primi 3 tizi per cui era stato comprato, il signore della piantaggione in cui vengono commessi i 3 omicidi la prende male e decide di farla pagare ai due, e raduna un gruppo di incappucciati stile KKK per assalire i due. Qui c’è una scena pazzesca in cui il gruppo di incappucciati si “lamentano dei buchi fatti sui cappucci perchè nessuno ci vede un cazzo“. La scena è incredibile sia mentre discutono se tenere o meno i cappucci sia quando finalmente attaccano i due.
La seconda è quando il dentista ammazza Di Caprio. Django uccide il tizio che ammazza il dentista e uno nella sala dove si compie la carneficina tenta di scappare urlando “Aiuto!!! Il negro è impazzito!!!” ma viene subito freddato. Da lì ha inizio una sparatoria con decine di morti e gente che viene colpita per sbaglio decine di volte.
L’ultima scena è quella finale, bella anche per i dialoghi in cui Django fa il superfigo. Il modo in cui ammazza la sorella dell’ormai defunto Di Caprio è epico. Il film si conclude con la sigla di “Lo chiamavano trinità” proprio a rimarchiare la natura Spaghetti Western del film.
Insomma, ill film non è ai livelli di “Le Iene” o “Pulp Fiction” perchè questi due mantenevano anche un attaccamento al realismo invidiabile che invece viene perso a favore del valore scenico in Django, ma è ai livelli di un Kill Bill di sicuro. Unica pecca è che il film è molto lungo (165 minuti) e anche se per gli appassionati passa bene, direi che può risultare pesante. Quando uno inizia ad aspettarsi la fine, inizia la parte della liberazione della moglie, quindi è quasi a metà film, per intenderci.
Comunque sicuramente è un film che dovrebbe vedere chi è appassionato.
Stay tuned!