Mercoledì notte è morto Steve Jobs, fondatore della Apple, alla giovane età di 56 anni, per un cancro al pancreas. Credo sia una notizia molto più importante delle altre, perchè questo omino dall’aspetto di un quarto di sega ha comunque lasciato molto in questo mondo. E con molto non mi riferisco ai suoi prodotti, che odiavo, quanto al suo lato umano.
Come scrissi di Michael Jackson, ma in maniera diametralmente opposta, anche la vita di Jobs va divisa tra l’aspetto lavorativo, di cui posso dire solo male, e l’aspetto umano. Jackson era un genio in quello che faceva, ma la sua vita privata era quantomeno discutibile. Jobs era come un cartomante: spillava soldi vendendo aria. I suoi computer, nonostante avessero sempre caratteristiche interessanti, erano venduti a prezzi esagerati per le caratteristiche che avevano, e vivevano di un mercato particolare fatto di fanatici.
Steve Jobs vendeva design spacciandolo per tecnologia, tanto che, ad eccezione del mondo dell’editing video, negli ambiti professionali non troverete mai aziende che adottano i Mac come standard, anzi, i Mac sono ampiamente sconsigliati perchè hanno impostazioni particolari e anche lo sviluppo multipiattaforma risulta difficile.
A mio avviso solo il primo iPhone portò un vero cambiamento, anche lì a prezzi galattici e con molte lacune, ma con quello si passò all’era dei touchscreen. Tutto il resto è fuffa, una fuffa dal mercato assurdo dove i pezzi si svalutano di meno non perchè migliori, ma perchè ricercati finchè non diventano obsoleti da una piccola schieri di fan accaniti. Il tutto vincolato da software accanitamente chiuso che permetteva alla Apple di lucrare su ogni cosa, facendo pagare anche le cose minime (seguendo la filosofia del “pago pochissimo ma pago sempre” che ha tolto dalle tasche degli utenti Mac cifre assurde).
Ottima strategia di marketingò, sia chiaro, ma fa ridere che certa gente spenda 100 euro di hard disk per metterci magari 300 film rubati dalla rete, scaricati tenendo acceso il computer per ore, consumando energia, componenti elettroniche e tanto altro, finendo a pagare ben più di un euro per film, e tutto questo per risparmiare un paio di euro, ma è ben felice di spendere quasi un euro per una applicazione che ti dice che canzone stai ascoltando, o per un giochino dove devi fare un percorso con una pallina, o uno schermo bianco che dovrebbe fungere da torcia.
Poi c’è lo Steve Jobs non imprenditore, quello che era amato dai suoi dipendenti, da sua moglie, quello che ha cercato di comunicare dei messaggi importanti, come nel famoso discorso ai neolaureati a Stanford
Molti citano, in onore di Steve, la sua ultima frase “Stay hungry. Stay foolish“. Che cosa di cattivo gusto citare proprio l’unica frase che lui stesso non si attribuisce. In questo discorso ce ne sono centinaia di più significanti. Tipo “Again, you can’t connect dots looking forward, you can only connect them looking backward” (riferito agli avvenimenti della vita, significa “non potete collegare i punti (gli eventi, ndMaestro) guardando avanti, li potete collegare solo guardando dietro (al passato, ndMaestro)“). Questo, per esempio, è lo specchio di molte cose che la gente si rifiuta di capire: dobbiamo fare le cose perchè ci piacciono, perchè le vogliamo fare, ma non sappiamo dove ci porteranno, non lo sapremo mai in anticipo, nè che si parli di lavoro, di amore, di scelte di vita. Solo col senno di poi potremmo sapere se sono state buone scelte, questo vuol dire che dobbiamo tentare, anche se questo può portarci a sbagliare.
“In a remarkable turn of the events Apple bought NeXT and I returned to Apple and the technologies we developped in NeXT is at the earth of the Apple current renassaince. And Laurine and I have a wonderful family togheter“: potete sentire un milione di volte questa frase e rendervi conto un milione di volte che il tono, l’espressione e lo sguardo con cui dice l’ultima frase (“E Laurine e me abbiamo una stupenda famiglia assieme“) è completamente diverso da qualsiasi altra frase nel discorso.
“The only way you do a greate work is to love what you do“. Il solo modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Amarlo, non subirlo. Non si può fare un buon lavoro, vivere una buona vita subordinata al dover rinunciare ad evolversi, a trovare piacere nel proprio lavoro, ad accettare quello che ci viene dato per paura di cambiare. Questo messaggio andrebbe rivolto a tutti coloro che vivono nel loro angolino, e criticano chi intraprende una vita differente. Steve Jobs non era laureato, ma guardate quanto ha fatto. Nella sua vita si è dato una mossa, non è stato a poltrire. Non criticate chi si dà una mossa, anche se non dovesse avere successo, e se lo ha l’unica cosa che dovete invidiargli e di avere saputo muoversi. Perchè chi sta fermo si sta allenando a fare il morto.
“Your time is limited so don’t waste it living someone else’s life. Don’t be trapped by Dogma, which is living with the results of other people’s thinking. Don’t let the noise of other’s opinions ground down your own inner voice. And most important, have the courage to follow your hearth and intuition: they somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary“: La prima parte è interessante: il vostro tempo è limitato, non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Quanta gente vive solo di quello che succede agli altri? Quanti pensano che se si dice una cosa detta da altri, allora siamo altrettanto fighi? Il pensiero degli altri deve esserci di ispirazione, come lo è quello di Jobs per queste riflessioni. Possiamo citarlo, se riteniamo che esprima un concetto che abbracciamo meglio di come facciamo noi. Ma non può essere la motivazione del nostro pensiero. Vivere di citazioni non è essere intelligenti, non è nemmeno essere acculturati. E’ essere chiusi, nozionistici, inutili. Ci sono i libri per le nozioni, le persone sono per i pensieri, per crearle queste nozioni, per suggerirci un modello, suggerirlo, non imporlo.
Dopo questa analisi di questo discorso vi rimando agli altri interventi famosi che ha fatto nella sua vita. Vorrei ribattere ad una polemica di un gruppo su facebook che dice che è vergognoso commemorare Steve Jobs quando chissà quanti Steve Jobs muoiono in Africa ogni giorno di fame. Beh, sì, diciamo che su qualche miliardo di persone di Steve Jobs ce ne son stati pochi, ma il fatto che ci siano gravi disgrazie nel mondo non deve essere una scusa per dimenticarsi delle icone e delle persone importanti.
Per finire vi cito un filmato analogo a quello di Steve Jobs. Analogo per la bellezza, per i contenuti e per il contesto, e ovviamente molto famoso.
Altre analogie sono la malattia, la stessa malattia, la famiglia (una moglie e tre figli) e la stessa forza del messaggio ai giovani.
Per oggi è abbastanza. Stay tuned, hungry e foolish! XD