Premessa: un blog è una specie di diario personale. Sarà anche pubblico, ma è un diario. Il proprietario ci scrive quello che vuole, i lettori commentano se vogliono, ma in maniera costruttiva, altrimenti rischiano di NON vedere approvati i commenti.
Premessa 2: fino a pochi giorni fa il blog era escluso dai bot dei motori di ricerca, quindi suppongo che la gente che lo legge mi conosca su facebook e dovrebbe essere abbastanza matura da prendersi la responsabilità di quello che dice, e non lasciare commenti come i ragazzini di 12 anni, sotto falso nome
Premessa 3: spero vivamente che non sia tornata la persona che era stata bandita DUE ANNI FA, anzi, ormai 3, perchè avrebbe proprio rotto
Siccome comunque mi si dice che non parlo mai di me, stasera accantono la notizia su Leslie Nielsen e tratto un tema su cui ho riflettuto un pò. Tutto è rivenuto a galla sabato. Ero in macchina con una ragazza (a parlare, niente di porno eh) e si accosta uno e ci fa strani gesti. Tiro giù e ci chiede se avevamo degli spiccioli che aveva perso il portafoglio e doveva tornare a Savona. Tipo tranquillo, non faccia da criminale, su una macchinina tranquilla. Gli dò 3 euro. Appena se ne va la ragazza con me mi fa notare che GRAZIE A DIO non sono proprio Genovese, lei a babbo dei soldi non li avrebbe mai dati.
Questo mi fa tornare in mente una discussione avuta con lei e con un’altra ragazza, dove appunto si parlava del fatto che gli Spezzini, razza infame ma comunque divina rispetto ai genovesi, siano mediamente più generosi e civili, e mi scappa una riflessione sul valore che dò io al denaro. In genere mi è stato insegnato che non va sprecato, ma che nemmeno bisogna vivere in funzione di quello. Sì perchè se a Pisa, durante il dottorato, tutti offrivano qualcosa, qui a Genova con stipendi molto più rilevanti si assistiva a scene decisamente paradossali, con gente che ricaricava il credito dei soli soldi che usava o cose così. Addirittura un sondaggio nato sul posto di lavoro e riportato da una di queste amiche vedeva i genovesi non offrire mai nemmeno alle prime uscite con le ragazze.
Ma non è questo il centro della discussione, è stata solo una riflessione. Oggi vado al lavoro e scopro che il mio collega di Torino ha portato il panettone. In realtà tutti portano spesso qualcosa, eccetto me. E anche questo mi ha fatto pensare. Perchè in effetti, a differenza di molti, io non ho mai avuto molto il culto del regalo, l’intraprendenza del portare qualcosa. L’ho fatto in passato, ma solo quando era forte usanza: portai la Sacher quando dovevo andare via da Torino, i dolci di Sarzana e il panettone quando si era soliti fare festa, 8 e più Kg di focaccia per andare via da Genova. Però rimane che non sono molto per le iniziative personali.
Infatti tutti gli anni ho un paio di amici che, al rientro dalle vacanze, mi portano sempre un regalo. Io invece non è che non ci penso, è proprio che non trovo io un souvenir per me, o per i miei, mi sembrano tutte troiate, anche se poi anche le troiate fanno il loro effetto. E lo stesso dicasi quando si parla di fare regali di compleanno, o per le festività (e presto ci sarà Natale… uffa!!!). Non mi dispiace partecipare, anzi, basta che non debba fare delle scelte.
E’ una cosa probabilmente legata al fatto che non sono molto portato a fare acquisti, a girare per vedere, a pensare cosa potrebbe piacere. Sono più legato ai bisogni: se mi serve qualcosa lo compro, fine. Così la necessità però, non manifestandosi per un regalo, non mi aiuta quando devo farne uno.
O forse più semplicemente non sono abituato allo scambio di regali. In effetti per più di 20 anni nel mio gruppo ne son girati pochi. Ecco, magari sono per i gesti clamorosi quando questi riguardano amicizie e affini. Ad esempio feci recapitare una decina di mimose quando ero a Torino, per l’8 Marzo, quando me ne ero appena andato, ma non era proprio un regalo.
Insomma, da questo punto di vista c’è ancora molto da imparare. Adesso direi che vado a nanna.
EDIT: il post doveva essere pubblicato lunedi’. Ho corretto i riferimenti temporali
2 responses to “L’odeur de l’argent à Gênes”
Quello che sto per dire sembrerà una banalità, ma quello che conta non é il tipo di regalo ma il regalo in sé. Certo, ricevere ciò che si desidera fà tutto un altro effetto, ma la cosa che fà più piacere é rendersi conto che la persona si é ricordata di te almeno per un secondo e che ha desiderato renderti felice concretizzando questo suo pensiero con un regalo. 🙂
Eh vabbeh, allora diciamo solo cazzate!!! XD
Cmq si’, banalmente quello che dici e’ vero. Pero’ anche il cercare cazzate costa fatica.