“Chiunque può arrabbiarsi: questo è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, e nel grado giusto, ed al momento giusto, e per lo scopo giusto, e nel modo giusto: questo non è nelle possibilità di chiunque e non è facile.”
— Aristotele
Tempo fa scrissi il post Le Bonheur e una “amica” che si fece chiamare Ciccia scrisse come commento “E alla TUA felicità ci hai mai pensato? Perchè parli sempre degli altri e MAI di te stesso?“. Diedi una risposta, allora, che banalmente e’ che non si sgridano i generali che riportano una vittoria, e a nessuno importa di leggere delle mie vittorie, mentre a me piace comunicare riflessioni sulla sconfitta di tutti, comprese le mie.
“Ci sono vittorie, ed un giro di ruota le tramuta in sconfitte, ci sono sconfitte cui la giustizia divina, col tempo, finisce per restituire la loro immagine di vittoria”
— Marguerite Yourcenar
I sogni che si infrangono sono tra le sconfitte piu’ violente che la razza umana possa provare, piu’ e’ sentita la cosa che otteniamo, piu’ la sconfitta ci appare rovinosa. Alcune cose non possono essere cambiate, come invece ci vuole fare credere l’aforisma appena citato, ma bisognerebbe avere sempre il buon senso di cercare di trovare i nostri errori nelle battaglie perse.
Ho sbagliato, quando iniziai il dottorato, a non chinare il capo, e’ stata la motivazione che mi ha portato ad interromperlo, assieme all’attaccamento a una amica, ma avrei potuto accettare l’opposto di queste due cose? No di certo. Lo stesso dicasi per il mio lavoro a Torino, non potevo sottostare a una situazione che non aveva sbocco, come a Genova.
Pero’ altre volte ho avuto una buona dose di colpa: a prendermela con le persone in maniera troppo diretta, spesso era gente che viveva per me in una certa mediocrita’ intellettuale, a volte no, ma non per questo forse avrei dovuto prendermela tanto.
“E quelli sono i vizî che nascono d’Ira, e sono cosí appellati: Odio, Discordia, Ressa, Ingiuria, Malizia, Nequizia, Furore”
— Bono Giamboni
Alla fine le nostre reazioni comportano un mutare degli eventi che distrugge le nostre possibilità di ottenere i risultati che volevamo. A volte queste sconfitte sono piccola cosa, che con un impegno maggiore può essere mutato in una vittoria. Altre volte la sconfitta è finale, rimane solo da accettarla. Nel primo caso il sentimento che ci deve spronare è la voglia di ottenere successo, nel secondo ci rimane solo la tristezza, come unica compagna.
Quella tristezza di avere fallito, di non potere ottenere cosa si desidera, quella tristezza che deriva dall’impotenza, quella tristezza che senza non esisterebbe la felicità stessa, quella tristezza che dà valore e motivazione allo sforzo fatto, perchè ci fa capire che eravamo spinti da qualcosa di vero, qualcosa per cui lottavamo.
“La tristezza del discendere è il prezzo pattuito della gioia del salire”
— Giovanni Papini
“È necessaria l’infelicità per capire la gioia, il dubbio per capire la verità… la morte per comprendere la vita. Perciò affronta e abbraccia la tristezza quando viene”
— Madre Teresa di Calcutta
Ora sono triste. Per tutte le cose fatte e per quelle che non ho fatto. Per quelle progettate ma che non ho avuto tempo o coraggio di compiere. Per chi mi è vicino e ha perso qualcuno. Per chi ha bisogno di un amico e non vede che lo consiglia male. Per chi è esasperato dagli altri e perde il senso di quello che fa, e non capisce che i nostri fallimenti sono la biada con cui le persone che abbiamo accanto sperano di saziare i propri cavalli per raggiungere i loro obiettivi.
Ora sono triste di quella tristezza che è costruttiva e parte dal profondo del mio io, e mi sprona a capire che sottovalutavo tutta la felicità del mondo.
Stay tuned!