Encore des problèmes avec le français (partie II)


Domani vado a Parigi a reincontrare Jessica. Sto la’ fino a domenica 13, quindi come ho detto in un post breve, probabilmente non ci saranno aggiornamenti in questo perido. Spero ovviamente di migliorare il mio francese, perche’ ancora ci sono gravi problemi. E oggi, per lasciarvi l’ultimo post prima della partenza (dopo e’ facile che ci siano solo aggiornamenti brevi, che posso mandare dal cellulare), vi voglio raccontare ancora un paio di figure di merda col francese.
Vado al Centre des impôts a pagare la tassa d’abitazione. Se abiti in Francia devi pagare qualcosa come una mensilita’ d’affitto anche al governo francese. Io nel 2010 son stato 3 mesi, cosi’ ho dovuto pagare 230 euro (e’ una balla che si paga solo se sei inquilino dal primo gennaio). Vado allo sportello e dico “Je douvrais payer ce ca” (scusate ma non so scrivere la cediglia). La tizia mi guarda un po’ storto e dice “Cash?“. Io, col cazzo gia’ duro per avere scoperto che cash viene usato anche in Francia, rispondo oui e la tizia mi dice di andare alla cassa.
Gia’ mi faccio notare perche’ la cassa e’ dietro due porte col vetro blindato, stile banca: premi un pulsante e ti da’ accesso alla prima anticamera, poi quando la prima porta e’ chiusa entri nella seconda premendo il relativo bottone. Solo che la seconda non si e’ aperta subito, e sembravo un rapinatore che cerca di buttar giu’ una porta blindata. Poi arrivo li’ e dico la stessa frase: “Je douvrais payer ce ca“, solo che il commesso mi risponde: “en especes?” e io “comment?” e lui “en especes?” e io “comment?” e lui “en especes?” e io “comment?“… Alla terza volta una dietro si mette ad urlare “IN CONTANTI, WITH CASH…” e io, tranquillo, “ah, oui“.
Giustamente una mia collega virtuosa della lingua francese mi ha suggerito, dopo, di dire in queste circostanze “Est-ce que vous pouvez parler francais?” come se fossero loro a sbagliare a parlare.

A pranzo, 3 ore dopo, andiamo a mangiare ad uno snack bar in un edificio chiamato Les Espaces. Prendo una cosa mortale e vado a pagare. Alla cassa mi dicono quanto veniva il conto e il cassiere pone la domanda: “en especes?“. Io penso subito “Possibile che mi stia chiedendo se mangio qui a Les Espaces?” e dico “comment?” e lui “en especes?” e io “comment?” e lui “en especes?” e io “comment?“… A quel punto ho avvertito come l’urlo della commessa del Centre des impôts e mi son reso conto di cosa stesse cercando di dirmi.
Non sono comunque l’unico ad avere problemi di lingua, come gia’ vi avevo accennato. La mia collega virtuosa della lingua francese oggi me ne ha raccontata una capitata a lei. Sono mesi che ha problemi con la Bouygues, la compagnia telefonica, perche’ in casa non le funziona il router. Ieri li ha chiamati, e non si scappa, bisogna parlare loro in francese.
A un certo punto della chiamata la fatidica domanda della centralinista “A quel étage habitez-vous?” (a che piano abita?) e la mia collega “treizième” (nota che si legge tresiem, e significa 13esimo, ma lei voleva dire troisième che si legge truasiem e vuol dire terzo). La centralinista rimane un po’ sbigottita e chiede “Combien d’étages comporte le bâtiment?” (quanti piani ha il palazzo?) e la mia collega “six” (sei).
Mi immagino sta tizia che si fa uno schema di palazzo e scrive sulla cima “Piano 6” e molto piu’ in alto mette una X con scritto “lei si trova qui“. Si sara’ domandata se ci arrivava con l’ascensore.
Per oggi e’ tutto, buona settimana e… stay tuned!


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