Les gens qui s’en va


Ultimamente mi imbatto ancora in gente che dice “Ah, l’estero, ah, come andrei all’estero…” e poi trova 742 scuse per non andare. Mi domando sempre se lo dice il dottore di comportarsi così, quando sarebbe sufficiente essere sinceri e basta, ma in realtà ci sono due grandi motivazioni che spingono la gente a dire così quando invece non ce l’hanno nemmeno per l’ombra del cazzo: per troncare ogni discussione oppure/e perchè fa persona decisa e fika, probabilmente. Inutile, la gente manca di determinazione e soffre di auto-giustificazionalismo.
Sì perchè poi non è che il problema sia andare all’estero: il problema è anche andare a 50 Km da casa. La scusa più gettonata sono gli affetti, i parenti stretti, gli amici… come se io, per esempio, mi facessi mancare queste tre cose. Il sunto di tutto è che è troppo comodo essere serviti e riveriti continuamente, avere la pappa pronta arrivati a casa, poter andare a dormire o uscire dopo mangiato o queste cose qui senza pensare che ti crescono i licheni in casa. Sia chiaro, adoro le comodità anche io, ma semplicemente dico che lasciare che queste condizionino la mia vita mi pare assurdo, perchè con gli anni se ne avrà sempre meno voglia.

Ho dedicato un post ad Andra e uno ancora prima alla Daniela, non potevo esimermi da dedicare un post anche a Pertica. Lui ha seguito i miei stessi passi più o meno con le mie stesse tempistiche, e se ne è andato a Berlino a lavorare per quella che lui definisce una “piccola azienda” del posto. Siccome mi ha scritto qualche giorno fa, il 23 novembre per l’esatezza, e la mail non conteneva niente di privato, ne riporto le parti interessanti:

mi chiedevo, ma tu l’hai notata qualche differenze nel passaggio della frontiera? perchè qui, sarà che è una realtà completamente diversa da quelle viste in italia (azienda piccola, semi spin off universitaria e contatti direttissimi con clienti e committenti), insomma qui il modo di lavorare è completamente diverso, la gente sembra essere estremamente competente (magari specializzata su qualcosa) e mi hanno messo subito sotto. alla giunti due settimane per avere il computer, alla siemens un mese abbondante, qui il primo giorno il mio capo si è fatto quattro piani con case sul groppone e dopo due ore mi aveva già assegnato un task di programmazione e fatto i diciotto account che servono […] mi sto divertendo, e soprattutto
ho la sensazione di imparare qualcosa

Allora, questo genere di cose sono da interpretare per bene. Prima di tutto la piccola azienda funziona meglio che la grossa, perchè la grossa deve gestire tante persone, e nella gestione si perde tempo, che per l’azienda vuol dire soldi, ma se ne hai tanti non ci fai caso. La piccola deve sopravvivere, un mese di inattività pesa troppo, i tempi di gestione sono minori e quindi… anche io a Torino divenni operativo in pochi giorni, ebbi subito il pc e molta roba su cui documentarmi. E’ normale. In un certo senso per imparare è davvero meglio partire dal piccolo, con piccoli progetti, soprattutto se non si è fatta troppa programmazione all’università.
Sulla competenza anche lì bisogna dire che nelle piccole aziende è più facile trovare i veri guru, quelli che essendo più intelligenti, mettono le mani dappertutto, quando c’è qualcosa che non va fanno loro e cose così. A Torino il guru che avevo non era tale, ma essendo in tre si spacciava per esserlo. Bisogna stare attenti a questo nelle piccole aziende: profilerano gli arrampicatori sociali nel senso che è più facile trovare il tizio che cerca di sfruttare il tuo lavoro per fare lui carriera, proliferano lecchini, arrivisti e compagnia bella. C’è da starci attenti.

Dopo aver detto questo c’è da dire che tutto è differente all’estero. Se io ho un problema col pc, tempo 2 ore ed è risolto. Se ho problema col codice e qualcuno sa a chi chiedere, tempo mezz’ora e mi sblocco, ti guardano direttamente lo spazio disco condiviso, ti seguono, l’ambiente è rilassato e differente. Si lavora bene.
Quindi auguro anche a Pertica di avere modo di crescere a sufficienza in Germania. Per stasera è tutto. Stay tuned!

PS: volevo mettere una foto di Pertica ma non la trovo! 😛
PS2: prima che scoppino le solite proteste sul tema: non dico che tutti devono andarsene, dico che se vuoi farlo lo fai quando vuoi, e se non vuoi farlo non bisogna giustificarsi. Come diceva Yoda, “Provare no! Fare… o non fare. Non c’è provare!” e “Non posso crederci!!!” – “Ecco perchè hai fallito!


2 responses to “Les gens qui s’en va”

  1. mi ha appena chiamato mia mamma, commossa. ‘ho appena letto di te sul blog del maestro, ti ha dedicato un post! sono orgogliosa di te pertica!’

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