Réflexions sur le PhD


Immagine presa da qui.

Oggi vi parlero’ del dottorato di ricerca, un corso di studi che segue la laurea (all’estero conosciuto con l’acronimo Ph.D. per Philosophiæ Doctor), che ho intrapreso, anche se poi l’ho dovuto abbandonare, e di cui parlai gia’ approfonditamente nel 2007 e nel 2008 sui blog del sito. E’ incredibile come molte persone che non ne hanno avuto a che fare abbiano delle certezze a riguardo che sono completamente sbagliate, mentre in genere le opinioni di chi ha frequentato coincidono con le mie.

Recentemente ho avuto modo di discutere di questo corso con due interlocutori: la prima era una persona che aveva una idea distorta di come funzionasse la carriera universitaria. Prima di tutto il dottorato e’ al tempo stesso un ulteriore livello di studi e un avvio di carriera universitaria. Come livello di studi e’ molto poco ben visto in Italia, quasi inutile se non in rarissimi casi, ma e’ tremendamente ben visto all’estero in quanto in generale corso di eccellenza. A mio avviso i dottorati in ambito tecnologico han senso piu’ per cercare un lavoro all’estero che per altro.
Come carriera universitaria il dottorato e’ semplicemente un avvio, nonostante i 3 anni di corso, a cui seguono anni di assegni di ricerca (assegni che l’universita’ o altre associazioni di ricerca concedono ai dottorati per continuare le ricerche nel loro ambito) in cui la persona interessata mira a crearsi un curriculum di pubblicazioni. Quando questo curriculum sara’ competitivo potra’ cercare di entrare in un istituto di ricerca o nell’universita’ come ricercatore. Questo ruolo e tutti i seguenti (professore associato e professore ordinario) si ottengono mediante concorsi dove vengono testate, oltre alle capacita’ del singolo, anche le pubblicazioni basate sull’importanza del posto in cui le stesse venivano compiute (diverso e’ pubblicare per una conferenzina di poco conto o per una rivista di gran rilevanza nel settore).

E’ sempre possibile evitare il periodo precario degli assegni di ricerca, ma di fatto e’ difficile. Equivale a dire che una persona, finito il dottorato, ha cosi’ tante pubblicazioni da essere competitivo rispetto a gente che prova a entrare negli stessi posti da anni. Puo’ succedere se uno e’ disposto a muoversi in paesi poco competitivi a livello di ricerca, dove poche pubblicazioni di alto livello gia’ possono bastare a farti avere un posto. Quanta gente conosco che ha barattato il muoversi in posti del genere con la sicurezza del posto fisso che in questi posti gli davano? E’ una alternativa agli assegni di ricerca, che in Italia ultimamente stanno sparendo per mancanza di fondi, che non preclude poi il tornare in Italia per un posto da ricercatore quando il curriculum sara’ a posto.
L’altra alternativa agli assegni di ricerca e’ essere indispensabile per un professore molto influente. Il baronato in Italia esiste ed e’ forte, ma non tanto forte quanto alcuni credono. Se una facolta’ ha solo uno o due posti per dottorandi e’ facile che se un professore influente vuole una persona la ottenga. Ma se ci sono 6-7 posti e’ estremamente difficile che siano decise 6 o 7 persone dai professori. Magari una, o due, magari un anno si’ e uno no. Del resto alcuni professori spingono anche perche’ senza studenti non possono mantenere un gruppo di ricerca, che da’ a loro la possibilita’ di migliorare il curriculum, ma soprattutto di viaggiare gratis e avere fondi universitari.
In Italia se sei diventato professore ordinario hai finito di lavorare, sei al top. Ma i professori han sempre meno influenza man mano che si affrontano concorsi per posizioni piu’ importanti. Di fatto so di baronato legato al dottorato, dopo credo si parli di baronato di stampo mafioso (nel senso che non e’ piu’ fatto per essere sicuri che uno studente finisca nel gruppo, ma e’ fatto per ottenere un pizzo o una tangente). Teniamo comunque conto che il baronato e’ ingiusto, ma a meno di barone che predilige familiari e amici o persone di sesso opposto (questo e’ il baronato negativo di cui spesso si parla e che si verifica a volte nelle universita’ italiane, e che a volte coinvolge pure i rettori universitari), e’ comunque una cosa che un po’ si basa sul merito: il barone fa passare uno studente che conosce e sa che e’ bravo e adatto al ruolo.

Poi c’e’ il tema di chi deve o no fare carriera accademica. Il ricercatore e’ uno studente perpetuo, una persona che studia quello su cui si interessa in modo da essere sempre aggiornato e al fine di elaborare qualcosa di nuovo nel suo ambito. NON E’ UN PAESE PER VECCHI, non e’ un posto adatto a chi ha scarsa elasticita’ mentale, a chi ha voglia di studiare e basta, a chi gli serve un livello di studio superiore da sfoggiare, a chi vuole appendere un attestato al muro. E’ si’ un corso di prestigio ma ha delle finalita’ precise, mirate al mondo della ricerca.
Quindi deve rimanere un corso per chi ha determinate capacita’, non accessibile a chi non le ha, e con questo intendo che se in una universita’ ci sono 5 posti per il dottorato in un anno, questi devono andare alle 5 persone piu’ meritevoli. Tenete presente che un dottorato e’ anche un inizio di carriera, e’ perfettamente comprensibile che sia retribuito con una borsa di studio. Una famiglia gia’ compie miracoli per mantenere 5 anni un ragazzo all’universita’, ci sono gia’ borse di studio basate sul reddito per i 5 anni di universita’, ma una famiglia povera potrebbe preferire far guadagnare un ragazzo 5 anni prima in un lavoro meno retribuito (muratore, spazzino…).
Un dottorato e’ un grande investimento per una famiglia ma anche per una universita’, e non parlo solo delle borse, che in genere variano dai 28.000 ai 36.000 euro netti a studenti, ma dell’allestimento di corsi appositi, dei finanziamenti ai gruppi di ricerca, degli extra per viaggiare, andare a conferenze o cose cosi’ (a Pisa ci venivano dati circa mille euro che potevamo spendere senza troppi problemi purche’ per qualcosa di scientifico), gli scambi culturali, il materiale, gli strumenti di lavoro (nel mio caso un pc nuovo), un ufficio…
Un dottorato e’ un investimento statale, per questo bisogna investire sui meritevoli. Per questo in una discussione con un amico mi son schierato contro i posti di dottorato senza borsa, introdotti per quanto ne so nel 2005. Sono posti che si possono permettere solo studenti che possono essere mantenuti (per assurdo, durante la laurea, uno studente puo’ fare lavoretti per cercare di mantenersi, ma il dottorato e’ un impegno a tempo pienissimo, bisogna essere lucidi, si pensa sempre, si lavora piu’ di 8 ore al giorno, perche’ ad un certo punto piu’ produci e piu’ scrivi, piu’ scrivi e prima fai carriera… non ho mai conosciuto un dottorando che facesse un secondo lavoro).

Immaginatevi una universita’ come Pisa, un dottorato in informatica, 11 posti con borsa e 11 senza. Vi dico che degli 11 posti con borsa nessuno e’ stato lasciato inutilizzato, e solo uno dei posti senza borsa e’ stato usato da un ragazzo che aveva gia’ una borsa del CNR e si era posizionato tra i primi 11, rinunciando alla borsa. E a fare il concorso eravamo tra 70 e 80 candidati. Se l’ultimo classificato avesse avuto la grana da poter essere mantenuto, avrebbe potuto prendere uno dei posti senza borsa, e l’universita’ anche senza dargli soldi, avrebbe dovuto investirne per l’ultimo arrivato, che magari era un laureato con 90 a fisica nullafacente da 10 anni.
Contando che non mi risulta che una persona che abbia iniziato il dottorato sia stata “bocciata” o le sia stato imposto di smettere in qualche modo (io me ne sono andato per mio volere), ora ci sarebbe un mantenuto con un dottorato sul curriculum.
Questo, oltre ad essere ingiusto per tutti gli altri candidati, porterebbe cattiva fama al corso togliendo valore al lavoro di tutti quelli che intraprendono quella strada e che ne sono meritevoli. Ovviamente uno stupido coi soldi non avra’ mai le capacita’ di farsi un curriculum e di aspirare ad altre cariche, ma il valore del corso di studi sarebbe comunque compromesso. Non diventerebbe piu’ che un corso adatto a chi ha altri 3 anni da buttare, anche se inadatto alla ricerca.

Con questo credo di avere spiegato uno dei miei punti di vista riguardo questa cosa. Ci sono tanti aspetti descritti un po’ ad alto livello o nemmeno affrontati, ma niente mi impedisce di trattarli in futuro.
Quindi… stay tuned!


7 responses to “Réflexions sur le PhD”

  1. Invece si che hai conosciuto un dottorando che faceva un altro lavoro: io che lavoravo al CERN! E infatti non mi sono ancora dottorato e sto cercando di farlo tra poco in Germania…

  2. Aspetta, ma il tuo lavoro al cern era strettamente collegato al tuo dottorato, no? Conoscevo anche uno al CNR, ma capiamoci, nel post si parla di lavoro nel senso di qualcosa di scollegato fatto per pagarsi da vivere. Tu lavoravi per scrivere comunque articoli, e non percepivi DUE stipendi/borse, no?

  3. rieccomi:

    PREMESSE
    a) alla veneranda età di 31 anni bisognerebbe smetterla di giocare a freccette e scrivere nomi e cognomi delle persone, riportare con precisione che cosa hanno detto e rispondere alle loro affermazioni.
    b) queste affermazioni, inoltre, erano tutt’altro che certezze, ma suonavano sempre come “io personalmente trovo bizzarro che…”
    c) la persona in questione non aveva “un idea distorta”, solo un punto di vista un po’ diverso dal tuo, che dovresti rispettare come tale.

    CONSIDERAZIONI
    1) SECONDO ME l’importanza della pubblicazione non è data tanto dal “posto” in cui viene scritta, ma piuttosto dalla rivista su cui è stata pubblicata.

    2) per fortuna nessuna famiglia deve “compiere miracoli” per mantenere 5 anni i figli all’università. Questo è un luogo comune smentito dalla realtà dei fatti. Esistono le borse di studio e queste borse sono date proprio in base alla situazione economica della famiglia di provenienza.

    3) una persona straricca che decide di fare un dottorato e viene ammesso senza borsa non ha “buttato 3 anni della sua vita”: lui non può “buttare via” gli anni della sua vita, in quanto non ha nessuna preccupazione economica e non deve preoccuparsi della sua futura carriera.

    4: questo è il punto fondamentale del mio commento) sei fin troppo moderato per quanto mi riguarda, Lore. Tutta l’università è un investimento statale, non solo i dottorati.
    Infatti io sono per l’ABOLIZIONE di ogni finanziamento per corsi di studi che non hanno e non possono avere alcun ritorno per lo Stato. Io sono ad esempio per l’ABOLIZIONE di ogni finanziamento a tutte le scienze pure e a tutte le scienze cd “umanistiche”, che sono perfettamente inutili ai fini dello Stato. Lo Stato dovrebbe finanziare solo la ricerca in Ingegneria, Medicina, Informatica e simili.

    Il punto 4 probabilmente ti sorprenderà, forse perché hai una “idea distorta” di come la penso sull’università 🙂

  4. io lavoravo non per scrivere articoli ma per accendere i power supply 😉 e l’università italiana non solo non mi pagava ma mi faceva pure pagare le tasse. Ma tutto è bene quel che finisce bene… 🙂 (sperando che finisca bene)

  5. 🙂 Eccoci di nuovo al solito pacco di scemate dello Stu. E’ incredibile come tu non abbia interesse a dimostrarti in grado di capire, e dai aria alla bocca a caso.
    Infatti parto dalle tue premesse:
    a. alla veneranda eta’ se non ho l’autorizzazione della persona non metto niente in un luogo pubblico, e questo perche’ c’e’ sempre qualcuno che parla di privacy ogni volta che viene citato. Quindi la regola e’: io dico come stanno le cose, poi se qualcuno legge e si ritrova, che risponda.
    b. Affermi che trovi bizzarra una cosa. 😛 Se rispondessi “alla Sturlo” dovrei sentirmi felice di una risposta del genere. Invece mi sento stupido, ma almeno capirai come ti vedono gli altri quando fai di queste precisazioni o di questi tipi di giochini.
    c. ma anche a.: XD Noto adesso che mi hai bloccato su FB e la discussione!!! XD E poi parli di cose da fare alla veneranda eta’ di 31. “Mi dici le cose cattive e io non son piu’ tuo amico?” XD Ahahahahahahahahaahahahah

    Considerazioni:
    1. Occristosanto!!! Ma non ci si puo’ credere. Certo che l’importanza e’ O dal luogo in cui viene pubblicata O dall’importanza della conferenza in cui appare. Con POSTO non intendo certo l’ufficio in cui viene scritta!!! Grazie Sturlo per avere specificato la cosa

    2. Sturlo, ringrazia di appartenere a una famiglia che se l’e’ potuto permettere. Le borse vengono date per reddito e vengono detratte le tasse universitarie, MA quello che ti arriva in tasca netto NON E’ PARAGONABILE a quello che guadagneresti lavorando, anche perche’ sei costretto a vivere fuori. Tu vedi la borsa e parli di realta’ dei fatti, non la vedi e parli di geni della finanza che con due click guadagnano miliardi. Il punto e’ che andare all’universita’ e’ un investimento per 5 anni. Se alla fine dei 5 anni non hai finito, gia’ hai perso i mancati guadagni, inoltre le borse rischi di non averle piu’ e rischi o di dover interrompere o di doverti pagare tutto. Quanti sono gli studenti che rimangono in corso? Ma e’ possibile che non tieni conto che di statistiche e idee tue senza renderti conto degli sforzi che le famiglie fanno per fare studiare i figli?

    3. Ancora una volta non capisci, ma che ci vogliamo fare? Se il corso di studi viene frequentato da gente che non se lo merita, anche chi se lo merita vede diminuire il valore della sua carriera di PhD. Morale? Il PhD diventera’ una cosa ridicola, una cosa che, CON BORSA O SENZA, non varra’ nulla. Non varra’ nulla sia per i ricchi che per i poveri, sia con la borsa che con senza. Sul tuo attestato di PhD non c’e’ scritto se hai avuto la borsa o no. Morale: sara’ solo un certificato di perdita di 3 anni.

    NOTARE CHE DI DUE COMMENTI KILOMETRICI solo il 4 e’ MINIMAMENTE discorsivo, e non incentrato a cercare di far vedere lacune altrui basandosi o su scarsa capacita’ di comprensione tua o su precisazioni falsamente logiche.
    Il tuo discorso sul punto 4 e’ a mio avviso sbagliato. C’e’ un ritorno allo stato anche nelle materie umanistiche, ed e’ la cultura. Corsi come storia (per toccarti sul vivo) non nascono per far divertire gli studenti, ma perche’ dalla storia noi possiamo imparare tante cose, tipo a non ripetere gli stessi errori del passato, a capire come siamo arrivati a questo punto, perche’ alcune forme di governo sono fallite… Allo stesso modo quindi e’ giusto che si faccia ricerca, che GENTE CHE HA MENTALITA’ APERTA e che sa capire le cose, non che si basa solo su quello che dicono altri o su cose empiriche, cerchi di vedere e interpretare le cose successe sotto altri punti di vista.

  6. Il solito impasto di ad hominem, ad personam, tu quoque. Non rispondo più scusami (sul perché cfr. le ultime righe del ultimo commento all’altro post).

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